Henry James a Torino
Torino può vantarsi d’essere stata una tappa obbligata del Grand tour. Appena varcata la barriera delle Alpi, i viaggiatori non stavano letteralmente nella pelle di contemplare le meraviglie dell’Italia.
Grazie a quel senso di riserbo e quel gusto parigino, che la caratterizzano, Torino svolgeva una funzione di cerniera con le altri capitali europee, rendendo meno brusco il passaggio dalle grigie atmosfere continentali alla luce calda e intensa della penisola.
I forestieri solevano alloggiare al lussuoso Hotel d’Europe, in piazza Castello, in attività fino al 1930, quando a seguito del rifacimento della via Roma e della trasformazione dell’edificio che l’ospitava, venne definitivamente chiuso.
Un giovane Henry James, affacciato alla finestra della sua stanza, scriveva di Torino, nel 1872.
“Mezz’ora dopo il mio arrivo, scoprì che quella scena rappresentava una sintesi di ogni piacere e di ogni impressione che avevo raccolto in Italia: i balconi e le veneziane, le prodighe illusioni delle pareti e dei soffitti affrescati, il massiccio castello medievale dal fronte palladiano, al centro della piazza, i campanili in mattoni, la dolce luce giallastra, la gamma dei colori, la suggestione dei suoni” (Italian Hours).
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