Torino, la capitale tradita

Torino: targa in ricordo delle vittime di p.za S.Carlo

Il Parlamento italiano aveva  designato Roma come capitale d’Italia già nel marzo del 1861. Cavour faceva appello agli abitanti della città di Torino, al gran sacrificio cui erano chiamati come naturale conseguenza della loro dedizione alla causa italiana.Quando tre anni dopo, in quel fatidico settembre del 1864, si annunciò il trasferimento della capitale a Firenze, Torino si sentì tradita, relegata alla periferia cui regrediva come capoluogo di regione. Essa entrava in una vera e propria crisi d’identità, perdendo quel ruolo che l’aveva vista come capitale sabauda prima e poi d’Italia.

I torinesi allora scesero in piazza, senza distinzione di classe, per protestare contro la partenza della corte, degli apparati governativi e di numerose banche da cui dipendeva la propria sopravvivenza. A quel movimento, il governo rispose con una durezza spietata. L’esercito aprì il fuoco sui manifestanti e in piazza Castello e in piazza San Carlo, già tante volte sedi di festose celebrazioni, ci furono  più di cinquanta vittime, oltre a un centinaio di feriti.

La città rimase sbalordita, ma nell’arco di pochi anni il senso pratico non tardò a prevalere sul ricordo delle stragi. Torino decapitalizzata, come racconta Attilio Brilli, cercò in altri campi nuove fonti di prosperità, diede origine a un movimento industriale, commerciale ed anche bancario.

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Contrada dei Guardinfanti

Nel cuore antico di Torino si snoda via Barbaroux. Nel Seicento, le botteghe della contrada confezionavano per le dame della corte i guardinfanti, ingombranti strutture a campana, con cui sostenere le ampie gonne allora in voga.

Torino: la contrada dei guardinfanti

La via è intitolata a Giuseppe Barbaroux, nominato Guardasigilli da Re Carlo Alberto nel 1831. L’incarico si rivelò purtroppo ingrato e il ministro, travolto dalle critiche, decise di mettere fine alla propria vita, gettandosi dalla finestra della sua abitazione, odierno numero 29. A pochi passi da qui, in Casa Cagliostro, dimorò per un breve periodo il celebre alchimista ed esoterista, attratto forse dall’oscuro fascino della città.

Verso piazza Castello, al numero 6, una targa ricorda che il Maestro Michele Novaro una sera del 1847 compose le musiche, sul testo di Goffredo Mameli, de Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Fratelli d’Italia, destinato a diventare l’inno nazionale.

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Le feste della corte a Torino

Il Palazzo Reale di Torino nasce alla fine del XVI secolo, sotto il duca Carlo Emanuele I, detto Testa di Fuoco per le sue attitudini militari.

Palazzo Reale di Torino: dettaglio della cancellata

La residenza, vicina al Duomo, è conosciuta all’epoca come Palazzo di San Giovanni. Cinquant’anni più tardi, la duchessa Cristina di Francia affida all’architetto Amedeo di Castellamonte il progetto della facciata del rinominato Palazzo Ducale.
A proteggere l’ingresso, al posto dell’attuale cancellata, vi era un padiglione per il corpo di guardia. Esso ospitava anche le ostensioni della Sindone e le luminarie in occasione dei festeggiamenti. Già nel Seicento, infatti, le feste della corte erano apprezzate in tutta Europa.

Durante la stagione del Carnevale, ad esempio, si teneva un gran ballo nella sala delle guardie svizzere. Fino al martedì grasso, poi, la corte poteva assistere alle opere del Teatro Regio o partecipare alle corse in slitta, in direzione del castello del Valentino.

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Perché l’Italia gioca con la maglia azzurra?

Visita guidata di Torino: il Conte Verde

Il colore azzurro è legato indissolubilmente all’Italia tanto quanto il tricolore.

Le squadre nazionali e i loro atleti vestono l’azzurro, sono gli ”azzurri” per definizione; azzurri sono il contorno dello stendardo presidenziale, le fasce vestite dagli ufficiali delle forze armate italiane, i nastri delle decorazioni al valor militare.

Curiosamente dietro alla scelta del colore, ci sarebbe Amedeo VI di Savoia (1334-1383), soprannominato il Conte Verde, celebrato con il monumento situato davanti al Palazzo Comunale, nell’antica Piazza delle Erbe. Il Conte Verde, in partenza per la crociata, diretta contro l’impero ottomano, voluta dal Papa Urbano V, volle che sulla nave ammiraglia della sua flotta sventolasse anche un drappo azzurro, colore del cielo ed evocatore della Vergine Maria.

Amedeo VI, forte del successo riportato a seguito della “crociata sabauda”, istituì l’Ordine del Collare destinato a diventare la massima onorificenza di Casa Savoia: gli insigniti ricevono il Collare che prenderà l’appellativo “della Santissima Annunziata” dall’immagine della Vergine ornata con smalti bianchi, rossi e blu presente nel pendente in oro.

Da colore di Casa Savoia l’azzurro diventa colore nazionale e si mantiene tale anche dopo la nascita della Repubblica Italiana. Vuoi saperne di più? Prenota una visita guidata.